Ad oggi, nel 2023, qualunque azienda o professionista sentono, giustamente, l’esigenza di possedere un sito internet.
“Se non sei sul web non esisti!”
“Voglio rimettere al passo l’azienda, voglio digitalizzare il mio business!”
Queste le frasi più spesso proferite dai titolari d’azienda negli incontri con le web agencies; frasi spesso scandite come slogan ma cui dietro c’è poca consapevolezza e analisi. L’imprenditore che ancora non ha attrezzato un sito internet spesso non sa cosa è necessario per soddisfare le proprie aspettative, o addirittura non ha in mente un vero e proprio progetto. E tanti di quelli che stanno rifacendo il sito (sulla base di quello vecchio o da zero) hanno malriposte convinzioni, perché la volta precedente si erano affidati alla ditta più economica e quindi più impreparata o peggio, al cosiddetto “cugino”.
Perché in giro c’è chi promette siti completi per 400€ senza pensieri (poi l’impresa non si ritrova nemmeno la proprietà del dominio). Perché c’è chi installa WordPress, non personalizza il tema e il suo lavoro è finito lì, e magari restano perfino i testi “Lorem Ipsum”. Perché c’è chi vende il sito insieme ad altri servizi, e poi il dominio è quello dell’azienda che vende con buona pace di qualsivoglia branding (e allora che cosa ci fate su internet, se nemmeno il nome è il vostro?). Perché c’è chi usa temi e plugin crackati per marginare quelle 100€ in più dalla vendita della commessa e poi il sito è inspiegabilmente affetto da virus (chissà come mai!). Perché si vende il sito senza nessuna lavorazione sulla SEO (l’ottimizzazione nei motori di ricerca) che purtroppo viene considerata come accessoria ma che in realtà sarebbe obbligatoria, lavorando con un minimo di deontologia professionale (senza la SEO un sito è una porta bianca in un corridoio infinito di porte bianche).
Per via di tutti questi fenomeni quindi, anche un imprenditore rispettabile nel suo settore stratifica la malriposta convinzione che il lavoro dietro un buon sito internet sia poco e che quindi poco debba essere pagato. Peggio ancora quando si convince che il grosso del lavoro dietro a un sito internet sia legato alle minuzie grafiche, poi magari il suo progetto di e-commerce personalizzato che fa le capriole deve essere basato su WordPress per far quadra col budget, e i plugin fra loro fanno a cazzotti e il debug è un inferno. Sì perché poi c’è da parlare anche del debug. C’è da capire prima di tutto il paradosso dello sviluppatore, cioè perché uno sviluppatore (specie in Italia) per le commesse quotidiane fa tutto il possibile per non sviluppare da zero.
Arriva l’imprenditore e chiede un sistema di prenotazione per il suo qualsivoglia servizio; se sviluppa internamente deve venire a capo di tutte le micro-esigenze che saltano fuori solo in fase di test o che il cliente ha sottovalutato e mancato di citare negli incontri antecedenti all’offerta economica. Quindi implementazioni su implementazioni a fronte di mai ben precisabili sforzi di codifica. E i bug? Perché a forza di patch, e di librerie e integrazioni il bug si presenta comunque, e gli unici tester sono gli sparuti membri della web agencies e il cliente. Questo vuol dire che il bug potrebbe presentarsi a mesi del rilascio, e chissà magari il cliente potrebbe anche avanzare pretese, dopo aver convintamente scelto questo percorso progettuale. L’alternativa è quindi quella di utilizzare estensioni, framework, software sviluppati da terzi che ne hanno fatto core business e/o che semplicemente hanno il vantaggio di poter sviluppare in un Paese in cui il costo di un mese di sviluppo è tale da poter rivendere il prodotto a una cifra per cui con poche unità del software si ripagano immediatamente le spese di sviluppo. Queste estensioni hanno solitamente una base di utilizzatori abbastanza ampia da risultare perlopiù sanate dai bug, e hanno una roadmap abbastanza vecchia per la quale sono già tipicamente rinforzate della maggior parte delle funzionalità più richieste. Di contro, non si parla più di un prodotto cucito sul cliente che quindi potrebbe restare parzialmente insoddisfatto e lamentare lacune.
A costruzione tecnica finita poi, non è raro che il cliente non abbia i testi utili a descrivere e pubblicizzare la propria azienda, o che non abbia tempo nemmeno per raccontarlo a chi i testi potrebbe venderglieli, ma soprattutto che, nonostante questi primi due assunti, non riconosca il valore dei testi scritti da un professionista. Se un imprenditore non sa parlare positivamente del proprio progetto, se non sa promuoverlo con poche parole, come può pretendere di essere trovato online? Eppure anche questo tipo di imprenditori vuole un sito internet! I testi sono fondamentali, risultare pertinenti rispetto all’argomento trattato è quello che convincerà il visitatore del sito che il servizio mostrato è genuino e valido, e quindi convertirà contattandovi o acquistando il servizio/prodotto. Questo va detto nel merito di un’altra grande disinformazione del settore: pago per la pubblicità online quindi i risultati devono arrivare! Ciò lo si afferma senza pensare che quando il budget è finito si torna invisibili, e soprattutto, che se anche il sito va al primo posto fra le ricerche, se quando poi i clienti entrano sul sito si trovano testi incoerenti, foto stock o un cattivo storytelling, difficilmente questi saranno incentivati a convertire. Per questo motivo, come diceva l’allenatore a scuola calcio: prima delle finezze bisogna rafforzare i fondamentali. La SEO si evolve sempre ma sempre sarà utile, chi vi dice il contrario vuole vendere l’impostazione di una campagna Ads Google senza sforzo (fatturare facile) e senza dovervi per forza garantire un risultato.
Questo è il nostro articolo blog d’apertura. Vogliamo che diventi un’abitudine, per consapevolizzare tutti coloro siano pronti ad investire sulla loro immagine digitale e sulle possibilità di usare il web per avere un ritorno economico diretto e/o indiretto ma concreto.
Continuate a seguirci!
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