L’e-commerce è la più frequente e canonica scelta per chi decide di ottenere un fatturato diretto dalla propria presenza online. Per questa sua popolarità e per via di diverse e indebite promesse, nel totale dei tantissimi possessori di e-commerce troviamo anche tantissimi indecisi e non istruiti, per cui ogni digital agency può raccontare la sua personale schiera di aneddoti su imprenditori che hanno abbandonato il progetto senza mai davvero impugnarne le redini o sviluppare, figuriamoci sfruttare, il potenziale di questo business model.
L’e-commerce, per farlo bene, non può essere considerato un’alternativa per avere dei piccoli introiti passivi. Come ogni altro lavoro, dedicargli poco tempo significa ottenerne poco profitto. D’altra parte comprendendone bene il paradigma potrà restituire opportunità enormemente maggiori rispetto a quelle di un negozio fisico. Capirne le regole però significa anche sapere in quale caso non bisogna intraprendere il percorso se non a patto di investire cifre importanti a fronte di un ROI che quasi mai si data dove l’investitore vorrebbe.
Investire sul web non è una questua
Questo deve già da subito far intuire che, salvo i fai-da-te (vedremo più avanti), chi decide di vendere online deve aver chiaro il concetto che investire sulla vendita nel web non è la questua di una messa: non va avanti grazie all’offerta libera. L’approccio “adesso lo apriamo e vediamo come va” equivarrà da subito e per sempre a “non venderai mai un oggetto”. Ci sono dei requisiti minimi per arrivare alla conversione da visita organica e per arrivare a vendere con una frequenza accettabile, che ripaghi gli investimenti fatti, percui se compraste la sola struttura senza proseguire con gli step successivi, sarebbero solo soldi buttati.
Ovviamente seguirà una spiegazione nel dettaglio, con esempi diversi, anche per mostrare che questa soglia di investimenti può variare drasticamente a seconda del progetto di partenza. Le variabili più pesanti sono ancora una volta le solite tre e nell’ordine di rilevanza: ambizione e costanza da parte del committente, una solida e costante attività SEO e la qualità tecnica della piattaforma.
Parlando del primo aspetto, consideriamo che ci sono tutta una serie di milestone e attività, passaggi obbligati per i quali bisogna applicarsi se si vuole arrivare al risultato, e che possono essere svolti in prima persona oppure commissionati, e il titolare dovrà prendere coscienza della loro imprescindibilità se davvero motivato a raggiungere l’obiettivo.
Un e-commerce dove le condizioni di vendita e le descrizioni dei prodotti (testuali e fotografiche) sono assenti o insufficienti non venderà mai. Ho personalmente avuto a che fare con clienti che non ritenessero necessario dover colmare queste lacune, ed è il primo segno che il progetto potrebbe risultare a lungo sterile e disattendere il ROI o allungarlo drasticamente. Vale lo stesso discorso quando il committente viene messo a conoscenza del fatto che il catalogo è insufficiente in termini di ampiezza, in quanto nessuno dei suoi prodotti è abbastanza distintivo da posizionarsi naturalmente. Gli esempi sono tantissimi, ma tutto si riassume dicendo che il rapporto tra il committente e l’Azienda di consulenza e sviluppo deve essere di totale fiducia e remissione; il presupposto è di un certo peso e sicuramente vagliare la caratura dell’Azienda sarà il nodo cruciale di tutto il progetto perché sbagliare quest’operazione porterà inevitabilmente il progetto tra i “morti viventi del web”, ovvero quegli e-commerce che stanno online senza mai vendere, con catalogo, policies e riferimenti non aggiornati, che non rispondono ai messaggi dei potenziali clienti, insomma che sono online ma non funzionano davvero. E questo a essere buoni, perché senza i dovuti passi il sito potrebbe non posizionarsi mai sui motori di ricerca e quindi restare pressoché invisibile. D’altro canto però bisogna rimarcare per un’ultima volta, che anche affidando il progetto all’Azienda giusta ma rifiutando di percorrere i giusti passi quando dettati da questa, anche in questo caso il progetto andrebbe ad arenarsi e si trasformerebbe in un morto vivente.
Dicevamo quindi, se non puoi agire in prima persona delega. Ma purché quell’azione venga fatta, altrimenti il progetto non ha senso. Sicuramente, considerando che nessuno può essere tuttologo e tantomeno i copywriter, se lavorerete in prima persona i testi del catalogo e lascerete solo la revisione SEO ai copy sarete sicuri della pertinenza dei testi, a grandissimo beneficio per la SEO.
Nessuno conosce i tuoi prodotti meglio di te, ogni prodotto incontra il suo target per via delle sue caratteristiche, anche un’opera d’arte smuove delle leve (non relative all’utilità dell’oggetto ma dall’impatto emotivo che provoca) per le quali il cliente ne sceglie una invece che un’altra. Saper descrivere il prodotto nei punti di forza apprezzabili dal potenziale target ne moltiplica le possibilità di conversione.
Ci sono dei dettagli che se omessi non genereranno mai una vendita (provate a vendere delle scarpe senza dichiararne la taglia); due prodotti identici sullo stesso shop, uno con 5 informazioni sulle sue caratteristiche e uno con 10, non genereranno lo stesso numero di conversioni, ovviamente venderà di più quello con descrizione maggiormente esaustiva in quanto il cliente avrà più elementi per capire che quello che sta per acquistare è esattamente quello che sta cercando.
Perché alla base del concetto di e-commerce c’è la fiducia: parliamo di una transazione a distanza senza aver mai visto il prodotto né il venditore. E tutti sappiamo che il web è quotidianamente teatro di scam e truffe. Il cliente deve sentirsi protetto da policies e termini di vendita che facilitano reso, recesso e sostituzioni e accesso alla garanzia del prodotto, deve poter monitorare con sicurezza la spedizione e riuscire a contattare e ottenere risposta dal venditore in tempi brevi; e certamente i costi devono rimanere paragonabili se non più vantaggiosi rispetto a quelli del negozio fisico. Tutti presupposti che Amazon mantiene quotidianamente; questo è il motivo percui è il più grande negozio del mondo ed è il competitor di qualsiasi e-commerce: Amazon vende la sicurezza. Magari il prezzo più aggressivo lo si trova da un’altra parte, su un sito straniero in cui il prodotto deve attraversare diverse frontiere e si può perdere in ogni momento, oppure non viene nemmeno spedito, in prima istanza. Insomma la gestione deve essere impeccabile, e così la piattaforma.
Vi è mai capitato che la connessione internet venisse meno proprio mentre finalizzavate un acquisto? La stessa frustrazione si genera se navigando tra una schermata e l’altra passa troppo tempo. O se un link è interrotto e quindi a quella pagina proprio non ci si arriva. E anche qui gli esempi si possono sprecare, per sintetizzare diremo che se la piattaforma non è funzionante e efficiente il cliente non concluderà l’acquisto. Per di più se consideriamo che a livello tecnico un e-commerce è una piattaforma molto più complessa rispetto a un sito qualsiasi, ed è più suscettibile agli aggiornamenti per i quali il bug potrebbe verificarsi se non li si sono eseguiti così come se li si sono eseguiti senza criterio e anzitempo.
Insomma, come somma massima del business attraverso il web, l’e-commerce non è per tutti e potremmo definirlo la serie A, un cimento alla portata dei migliori. L’ambizione deve essere supportata dalla dedizione e dalla tenacia di sottoporsi a tutti quei fondamentali, la motivazione deve mantenersi attraverso tutto il progetto che per lungo tempo terrà una ripida curva verso le prime sparute conversioni. Queste dovranno alimentare l’entusiasmo per mantenere gli sforzi fino a innescare l’effetto valanga e poter iniziare a vedere i consistenti proventi dell’investimento. Ma se mancano i presupposti che vi abbiamo descritto e reiterato, non cominciate neanche!
Per vostra considerazione, a completare la riflessione sul tema, una flowchart (stretta all’osso ma piena di concetti) che discrimina il percorso per la realizzazione di un e-commerce, a partire da diversi presupposti.