Citata nell’articolo precedente, vogliamo cominciare a parlare dei concetti tecnici legati al mondo dell’immagine digitale focalizzandoci sulla SEO. Quest’articolo non ha la velleità di essere un corso, la SEO non è materia che si impara con due “articoletti” di blog, ma da queste poche righe si può sicuramente comprendere di cosa si tratta e perché la gestione di questa è fondamentale per ogni sito internet.
L’acronimo SEO sta per Search Engine Optimization, ovvero Ottimizzazione per i Motori di Ricerca.
Facendo un ulteriore approfondimento, perché capisca anche chi internet sa a malapena cos’è: Google, Bing, Duckduckgo e Yahoo sono alcuni esempi di motori di ricerca, da non confondere con Chrome, Edge, Opera e Firefox che sono invece dei browser che usiamo per “accedere” ad internet, non per “cercare” su internet. In sintesi: aprendo Edge o Chrome (programmi – browser) si può andare su Google o Bing (siti – motori di ricerca) per fare poi le ricerche.
Tornando alla SEO e alla sua utilità, quel che conta è che vogliamo che il nostro sito o le informazioni che ci interessa divulgare, si posizionino nelle prime posizioni sui motori (quasi sempre Google); insomma, vogliamo che la gente trovi noi, che ci scelga!
I motori di ricerca, per catalogare i siti e posizionarli, prendono come primo punto di riferimento la pertinenza. Perché se sul motore cerco New York e il primo risultato è Pechino, difficilmente userò una seconda volta il motore, nessuno usa prodotti evidentemente malfunzionanti. La pertinenza è un concetto estremamente quantificabile, e seppure possano essere due concetti apparentemente slegati, la reputazione aiuta. Facciamo un esempio: Albert Einstein è universalmente sinonimo di genio tra i geni, perché erano gli altri fisici e matematici a definirlo tale; se a definirlo genio fosse stata finanche tutta la giuria del festival di Sanremo, avremmo potuto definirlo una persona molto popolare e ben vista ma avremmo dovuto mettere da parte la definizione di genio, almeno secondo i termini accademici. In effetti il sistema di valutazione delle pubblicazioni scientifiche e dei ricercatori è molto assimilabile a quello della catalogazione dei motori di ricerca, e non è improbabile che gli standard degli attuali algoritmi (dal primo Google in poi) siano stati sviluppati copiando quelle parametrizzazioni. Dobbiamo parlare al condizionale perché ai fatti gli algoritmi dei motori di ricerca sono segreti, e lo sono proprio per tenere integro il concetto di pertinenza.
In questo merito è necessario un altro esempio: ipotizziamo che Elon Musk, il più ricco del mondo, voglia che quando la gente scrive “Porn” sul motore di ricerca, appaiano le sue aziende in prima posizione, o meglio, vuole che appaiano prime a prescindere da qualsiasi cosa si digiti sulla barra di ricerca e siccome è il più ricco, mette un’infinità di tecnici a compilare i suoi sito perché si posizionino primi. È ovvio che così non può funzionare, se l’algoritmo fosse scoperto non ci sarebbero più risultati pertinenti, troveremmo solo pubblicità e nessun vero risultato utile. Fortunatamente, nella realtà, al massimo Elon Musk potrà comprare una campagna pubblicitaria, e Google sarà ben contenta di posizionare per primo il sito Tesla per ogni ricerca relazionata alle auto elettriche (ammesso che Toyota o Renault non paghino di più). In quel caso sarà al primo posto dei risultati sponsorizzati però, ben distinguibili dal resto e proprio per questo motivo, talvolta, discriminati. Molti utenti per partito preso saltano i risultati sponsorizzati, sapendo che probabilmente sopravanzano quelli naturali (o organici, come diciamo nel settore) solo perché pagano. E difatti il primo risultato non sponsorizzato non è sempre coincidente con uno a pagamento. Del resto se sei primo, perché dovresti pagare per risultare insieme a quelli che pagano per stare accanto a te?
Sarà quindi cura di Elon Musk pagare il miglior copywriter del mondo perché i suoi siti risultino primi, pertinenti nei testi, convincenti e più completi degli altri? Sì e no, perché ci servono sempre le referenze, per tornare al discorso della ricerca scientifica. Se in questo momento, dal nulla, raccogliessimo tutta la conoscenza relativa a un dato argomento e la riversassimo su un sito nuovo, non risulteremmo primi, saremmo gli ultimi arrivati, chi potrebbe verificare la veridicità delle nuove informazioni apportate? Chi dovrebbe dimostrare che sono più valide di quelle pubblicate precedentemente?
A questo punto dell’articolo, prima di rispondere alle domande poste, è bene specificare come acquisisce le competenze uno specialista SEO (ovvero chi si occupa di traghettare un sito internet verso le prime posizioni sui motori di ricerca, per gli ambiti relativi al proprio settore). Certamente dipende dalle capacità e dall’esperienza, ovvero dal valore dello specialista SEO, in quanto ad un livello più alto le nozioni su come funziona l’algoritmo vengono osservate, analizzate personalmente; mentre a un livello meno avanzato vengono apprese seguendo appunto quelli di livello più alto, come dei Guru. Restano un sacco di fattori non misurabili nella gestione dei contenuti del sito, quindi anche seguire ciecamente i dettami di un sedicente Guru SEO potrebbe portare a qualche falsa convinzione e ad alcune pratiche viziate. Parentesi nella parentesi, abbiamo detto “osservare come funziona l’algoritmo” perché tutto parte dall’ingegneria inversa: vedere come si comporta Google sulla base dei dati che gli vengono dati in pasto, per capire con quali regole questo posiziona il sito. Ai primordi di questa pratica venivano eseguiti test su test utilizzando versioni simili dello stesso contenuto, su domini diversi, per verificare quali fattori incidessero di più; negli anni con lo stratificarsi delle consapevolezze si è andata a capillarizzare la conoscenza del funzionamento dell’algoritmo e quindi delle tecniche di posizionamento, per cui ad oggi ci sono molti modi per fare SEO e molti tipi di SEO specialist. Solo dopo sono arrivate le analisi degli strumenti complementari messe a disposizione da Google, e quindi i concetti sui volumi di ricerca per keyword e tutte le pratiche ormai quotidiane, applicate per Google come per gli altri motori di ricerca.
Sulla base dell’ingegneria inversa quindi, torniamo a rispondere alla domanda: chi dimostra che il nostro nuovo sito con tutte le informazioni su quel dato argomento, è più pertinente di quello che fino ad ora è in prima posizione? Tra i tantissimi fattori, uno dei più importanti è dato dalle referenze, le citazioni; in parole povere, un altro sito, autorevole e degno di fiducia agli occhi del motore di ricerca, cita il tuo sito, parla del tuo lavoro e contiene un link che rimanda al sito stesso. Che è come, tornando al primissimo esempio, quando Max Planck per primo definì Einstein come genio. Una persona autorevole che mette sul piedistallo un emergente. E l’autorevolezza va mantenuta nel tempo. I motori di ricerca premiano i cult, non i tormentoni dell’estate. Nel senso che un dominio anziano ha più possibilità di posizionarsi rispetto a un dominio appena emanato e popolato di contenuti. Si dimostrano rilevanti quei siti che nel tempo continuano a produrre contenuti, quei contenuti sono pertinenti e l’informazione è presentata in maniera chiara e comprensibile. Per lo stesso motivo per cui chi legge quest’articolo è più facile che conosca Piero Angela, divulgatore scientifico, che non Max Planck, già citato fisico Tedesco. Per questo motivo l’algoritmo valuta anche le modalità con le quali il contenuto viene esposto.
Le pratiche per il posizionamento sono tantissime e non è possibile elencarle tutte in poche righe come quelle che stai leggendo. Così come non si può imparare nessun mestiere basandosi sulla lettura di un singolo articolo, affronteremo gli infiniti aspetti del posizionamento affrontandoli nei prossimi articoli. Per ora vi basti sapere che un buon SEO specialist può migliorare il posizionamento lavorando sulla pertinenza quanto sulle referenze, portando il sito ad essere citato e riconosciuto, con metodi naturali e con metodi più “forzati”.
Come detto nell’introduzione, questo non vuole essere un corso di SEO, il fine comunicativo è quello di porre attenzione sull’essenzialità della SEO e su quali sono i presupposti perché questa funzioni per permettere che si ottengano dei risultati tangibili e persistenti.
Vogliamo sensibilizzare chiunque abbia l’ambizione di portare su internet la propria immagine e il proprio progetto; vogliamo che egli sappia che senza la SEO qualsiasi progetto è invisibile, non esiste, e che la SEO è fatta di azioni, conoscenza e lavorazioni, e che questa comporta dei costi giustificati se si vogliono ottenere risultati concreti e in linea con le ambizioni di chi ha a cuore il progetto.
Se volete avere qualche nozione sulla SEO però non ci sono problemi, continuate a seguirci, ne parleremo molto spesso!!